Il CAPE (Convective Available Potenzial Energy = energia potenziale 
		convettiva disponibile) è una misura dell'energia totale di 
		galleggiamento acquisita da un pacchetto d’aria durante l'ascesa finché 
		rimane più caldo dell'ambiente circostante. Rappresenta quindi la 
		quantità di energia disponibile per la convezione ed è strettamente 
		correlato al rilascio di calore latente durante il sollevamento 
		dell’aria a cominciare dal punto di saturazione. Rappresentando 
		l’ammontare dell’energia di sollevamento disponibile, determina la 
		velocità verticale massima potenziale all'interno di una corrente 
		ascensionale.
		I valori più elevati di questo indice di instabilità segnalano il 
		rischio di forte attività temporalesca. I valori osservati nelle aree 
		temporalesche superano spesso i 1.000 joule per chilogrammo (j/kg) ed in 
		casi estremi possono oltrepassare i 5.000 j/kg. Valori inferiori a 500 
		j/kg, di norma, non sono associati ad alcuna attività temporalesca. 
		Tuttavia, come accade con altri indici, non esiste alcun valore-soglia 
		superato il quale si manifesta sicuramente un evento temporalesco, vale 
		a dire che se in una determinata località si registrano valori di CAPE 
		molto elevati, non è detto che si debba sviluppare per forza un 
		temporale.
		
		Il CAPE è rappresentato su un diagramma aerologico (realizzato 
		utilizzando i dati ricavati da radiosondaggio) da un’area racchiusa tra 
		il profilo di temperatura ambientale (gradiente ambientale) ed il 
		percorso di un pacchetto di aria in ascesa (corrispondente alla curva 
		dell'adiabatica umida), al disopra dello strato all'interno del quale 
		quest'ultimo è più caldo del precedente, denominata “area positiva”, 
		colorata in giallo nel diagramma molto semplificato raffigurato 
		nell'immagine in alto. Maggiore è la differenza di temperatura tra il 
		pacchetto d’aria in sollevamento e l’aria circostante, maggiore sarà il 
		CAPE e l’accelerazione verticale.
		Nel diagramma, il raffreddamento adiabatico prodotto dal sollevamento (e 
		dalla conseguente espansione) di un pacchetto di aria è indicato dalla 
		curva dell’“adiabatica secca”. I fenomeni di condensazione iniziano 
		subito dopo che l’aria è diventata satura (UR = 100%) e ciò avviene 
		quando la curva dell’“adiabatica secca” incontra il livello di 
		condensazione (LCL). La quota alla quale è collocato l’LCL dipende 
		dall’umidità relativa posseduta dal pacchetto d’aria prima di iniziare 
		il sollevamento: se l’umidità relativa di partenza è bassa la base della 
		nube (e quindi l’LCL) sarà situata a quote elevate.
		Quando nel pacchetto d’aria il vapore comincia a condensare (generando 
		la base della nube) si libera calore latente; quindi da quel punto in 
		poi bisognerà abbandonare la curva dell’“adiabatica secca” per passare a 
		prendere in considerazione quella dell’”adiabatica umida”.Il riscaldamento prodotto dalla condensazione del vapore fa sì che la 
		temperatura del pacchetto d’aria raggiunga e poi superi i valori di 
		temperatura dell’ambiente circostante; nel diagramma ciò è rappresentato 
		dall’intersecarsi (nel punto di libera convezione LFC) dell’”adiabatica 
		umida” con la curva del gradiente termico ambientale. Da quel punto in 
		poi l’aria sarà libera di salire per galleggiamento risultando più 
		calda, e quindi più leggera, di quella circostante (libera convezione).
		L’ascesa del pacchetto d’aria cesserà quando la sua temperatura sarà 
		uguale a quella ambientale; nel diagramma ciò è mostrato dall’incontro 
		tra la curva dell’”adiabatica umida” con quella del gradiente termico 
		ambientale nel punto EL (Equilibrium Level). Di norma, nelle formazioni 
		temporalesche, ciò avviene quando lo sviluppo verticale della nube si 
		arresta all’altezza della tropopausa, sede di una forte inversione 
		termica; al disopra infatti c’è l’aria più calda, stratosferica.
		Il CAPE nel diagramma è rappresentato, partendo dal punto LFC, 
		dall’area, colorata in giallo, compresa tra la curva dell’”adiabatica 
		umida” e quella del gradiente termico ambientale, fino al raggiungimento 
		del punto EL.
		In Italia, nella stagione estiva il CAPE viene creato soprattutto in 
		seguito all’elevata evaporazione del caldo Mar Mediterraneo, 
		specialmente nelle ore centrali del giorno. Il vapore viene trasportato 
		dalle brezze sulle terre emerse sede di depressioni termiche e poi 
		consumato dai temporali pomeridiani. L'intensità dei temporali è 
		influenzata dai valori di CAPE; quando questi raggiungono valori elevati 
		si possono creare rovesci di pioggia o di grandine, accompagnati da 
		notevole attività elettrica e da raffiche di vento generate dal 
		repentino raffreddamento dell’aria nelle aree in cui avvengono le 
		precipitazioni. L’innesco dei temporali non è sempre prodotto dal 
		riscaldamento diurno delle terre emerse. Nelle ore più fredde, 
		specialmente nella stagione autunnale, i temporali vengono spesso 
		innescati dai mari caldi. Anche l’instabilità generata dal transito di 
		una massa d’aria fredda produce spesso celle temporalesche. Fenomeni di 
		convergenza alle quote più basse e di divergenza in quota, come quelli 
		che si manifestano nei sistemi frontali, in modo particolare nei fronti 
		freddi, possono produrre spinte ascensionali sufficienti ad innescare 
		fenomeni temporaleschi. Notevole è anche il ruolo svolto dai rilievi 
		nell’innesco delle spinte ascensionali.
		In sintesi, perché si generi un temporale non è sufficiente la presenza 
		di elevati valori di CAPE, occorre anche l’innesco delle correnti 
		ascendenti a partire dal suolo al fine di sollevare l’aria umida fino al 
		punto di libera convezione (LFC). Tale innesco è necessario perché 
		l’energia potenziale legata al CAPE diventa palese soltanto quando 
		iniziano i processi di condensazione alla base delle nubi.
		L’energia necessaria per realizzare questa spinta d’innesco (CIN = 
		Convective Inhibition), vale a dire, l’ammontare del lavoro (sempre 
		espresso in joule per chilogrammo) che l’ambiente dovrebbe fare per 
		sollevare il pacchetto d’aria fino al suo LFC, è rappresentata 
		graficamente nel diagramma dall’area compresa tra la curva 
		dell’”adiabatica umida” e quella del gradiente termico ambientale al 
		disotto del punto di libera convezione LFC.
		Valori molto elevati di CIN possono inibire la convezione anche in 
		presenza di notevoli valori di CAPE. Se invece il CIN è scarso, lo 
		sviluppo di un temporale può avvenire anche tramite modeste spinte 
		d’innesco.
		L'immagine in basso (FONTE: 
		www.wetterzentrale.de) 
		mostra gli elevati valori di CAPE (in colore rosso-arancione) presenti 
		nel settore occidentale del Mediterraneo il 9 agosto 2009, che 
		favorirono lo sviluppo di forti temporali pomeridiani e serali sulla 
		Spagna orientale. Si può anche osservare una fascia con valori di CAPE 
		abbastanza alti estesa verso nord sino a raggiungere la Scandinavia 
		settentrionale, prodotta dall'avvezione di aria calda ed umida 
		mediterranea (WCB = Warm 
		Conveyor Belt) davanti ad un sistema frontale. Il Mediterraneo, 
		infatti, funge spesso (in modo particolare nella tarda estate) da 
		serbatoio di energia potenziale per i WCB che alimentano le 
		perturbazioni frontali che attraversano l'Europa.
		
		
