Le specie appartenenti al genere Aconitum vengono classificate
in base al colore e alla forma del fiore.
Quelle appartenenti al gruppo degli aconiti a fiori blu o violetti e con
cappuccio più alto che largo, non sono di facile
determinazione anche
a causa delle revisioni tassonomiche avvenute negli ultimi decenni.
Nella “Flora d'Italia” (del Pignatti) troviamo le sottospecie variegatum e
valesiacum (Gàyer) Gàyer;
quest'ultima è ora considerata una sottospecie dell'A. degeni
Gàyer,
mentre quella che per il Pignatti era la sottospecie nasutum
(Fisch.) Götz della specie A. paniculatum
Lam. è ora considerata una sottospecie dell'A. variegatum
L..
Nella "Flora Alpina" (di David Aeschimann, Konrad Lauber, Daniel Martin Moser, Jean-Paul Theurillat)
sono presenti le sottospecie paniculatum
(Arcang.) Negodi e valesiacum
(Gàyer) Greuter & Buedet considerate
oggi sottospecie dell'A. degeni. Alcune flore considerano A. degeni (che diventa degenii nelle flore
anglosassoni) sinonimo di A. variegatum
L. subsp. paniculatum
(Arcang.) Greuter & Burdet.
L'“aconito
pannocchiuto” (A. degenii subsp. paniculatum - nel "Pignatti":
A. paniculatum subsp. paniculatum) può essere scambiato con
quello che oggi è chiamato Aconitum variegatum
L., dal quale si
distingue per i fiori pubescenti-ghiandolosi e con elmo inclinato in
avanti.
È una pianta erbacea
perenne, alta fino ad 1,8 m, con rizoma tuberoso e fusto eretto, glabro
fino all'infiorescenza (che è pubescente-ghiandolosa).
Le foglie basali di questo aconito, dotate di picciolo eretto (lungo
circa 15 cm), sono pentagonali e profondamente divise in 5 segmenti di
forma rombica (larghi 1/3 della lunghezza), ulteriormente divisi ed
infine marcatamente dentati. Le foglie cauline (disposte in modo
alterno) ed i loro piccioli sono progressivamente più piccoli verso
l'alto.
In
luglio-agosto produce un'infiorescenza a pannocchia (spiga
terminale ramificata) con rami divaricato-subpatenti e
pubescenti-ghiandolosi, fogliosa soprattutto in basso. Alle diramazioni
sono presenti foglie bratteali.
I fiori, blu-violetti, grandi fino a 3 cm, distanziati e con peduncolo
lungo circa 1,5 cm, hanno:
5 tepali petaloidei. Quello superiore, emisferico a forma di elmo (alto
circa 16 mm e largo circa 15 mm), ha alla base un prolungamento a forma
di becco. I due tepali laterali sono ellittici (larghi circa 10 mm,
lunghi circa 15 mm). I due tepali inferiori sono lanceolato-lineari;
2 (occasionalmente 5) petali interni cilindrici spiraleggianti e
leggermente clavati, incurvati in avanti ad angolo retto;
numerosi stami spiralati, scuri;
3-5 carpelli pubescenti, spiralati, sessili.
Il frutto dell'"aconito pannocchiuto" è un aggregato di 5 capsule
(follicoli), generalmente glabri, sessili e polispermi, terminanti in un
becco dritto.
È una specie presente sull'Arco Alpino fino a 2000 m s.l.m., in forre,
radure boschive, luoghi ricchi di felci o con erbe alte.
Il nome del genere deriva dal greco akòniton (= pianta
velenosa); gli aconiti sono, infatti, delle piante velenosissime per
l'alto contenuto di glucosidi ed alcaloidi tossici tra i quali
l'aconitina, che è il più potente veleno vegetale dopo la nepalina.
L'aconitina, contenuta in maggiori concentrazioni nella radice tuberosa
(in
modo particolare in quella dell'Aconitum napellus), può essere
pericolosa anche per il semplice contatto con
le mani.
I giovani germogli degli aconiti vengono talvolta confusi con la
Cicerbita Alpina (L.) Wallroth ("radicchio di montagna"),
causando avvelenamenti anche mortali.