Si tratta di una rara pianta perenne, strisciante, alta 5-10 cm,
endemica, o meglio relitto glaciale, dell'Appennino Centrale, dotata di
rizoma legnoso e fusti legnosi alla base.
Ha foglie glabre, trifogliate, con breve picciolo dotato di stipole
guainanti più lunghe del picciolo stesso, segmenti obovato-cuneati, con
7-11 denti nel margine apicale e nervi laterali che raggiungono il
margine. Il segmento centrale è quasi sessile.
I fiori dell'"ononide dell'Appennino" si aprono durante l'estate in
racemi uniflori all'ascella delle foglie superiori, con peduncoli 1-2
volte più lunghi delle foglie.
Sono bicolori: il vessillo (petalo superiore) è rosa con venature
purpuree (occasionalmente bianco), le ali sono bianche. Il vessillo è
rotondo e largo 8-10 mm, le ali sono richiuse intorno alla carena. Il
calice, sparsamente peloso, lungo 6-7 mm, è a denti lanceolati un po'
più lunghi del tubo.
Il frutto è un legume ovoideo-oblungo, lungo un centimetro o poco più,
pubescente-ghiandoloso, contenente molti semi tubercolati.
È presente nei pascoli aridi di alcuni gruppi montuosi abruzzesi e
marchigiani, da 1300 a 1700 m.