Tempo addietro dedicammo
apposito approfondimento alle tendenze meteo-climatiche per la fase più
avanzata dell’inverno. L’attuale evoluzione della circolazione
strato-troposferica conferma il cambio di circolazione preventivato
anche nel precedente editoriale, pubblicato il 1° febbraio.
Un Vortice Polare Stratosferico (VPS) anormalmente intenso ha
fornito un fondamentale contributo ad una crescita degli indici NAO
(North Atlantic Oscillation) durante gran parte della stagione
invernale trascorsa non consentendo il manifestarsi di condizioni idonee
per la propagazione verticale d’onda e convergenza di E-P flux
in stratosfera, nonostante la fase negativa della QBO che
avrebbe, invece, dovuto favorire la BDC (Brewer Dobson
Circulation) e la conseguente crescita delle concentrazioni di
ozono in area polare.
Quando l’oscillazione intrastagionale tropicale MJO (Madden
Julian Oscillation), entrata in fase 7 ad alta magnitudo, ha
raggiunto il culmine di intensità 18 giorni fa, ha finalmente promosso
una imponente propagazione verticale dell’E-P flux, innescando
così un SSW (Stratospheric Sudden Warming = repentino
riscaldamento della stratosfera polare) con sviluppo di un imponente
Major Warming stratosferico.
La stratosfera, specialmente alle quote medio-alte, risulta ora
completamente anticiclonica, con una figura ciclonica di dimensioni
molto ridotte sul Canada.
I 10 giorni successivi al manifestarsi di un Major Warming sono
in genere dominati dalla propagazione in troposfera delle anomalie della
circolazione stratosferica, con il conseguente sviluppo di un blocco
anticiclonico artico troposferico che determina una frammentazione del
VP (Vortice ciclonico Polare) in minimi depressionari dislocati a
latitudini relativamente basse e conseguente crollo dell’indice NAO
su valori decisamente negativi.
L’anomalia positiva della temperatura stratosferica e le correnti
anti-zonali, raggiunta la troposfera stanno innescando una traslazione
retrograda del vortice freddo siberiano verso il Vecchio Continente,
convogliando venti nord-orientali molto freddi sull’Europa centrale e su
parte del Sud Europa.
La circolazione atmosferica boreale, caratterizzata da un bassissimo
indice zonale, promuove la formazione di promontori anticiclonici, in
modo particolare nel Nord Atlantico. Col passare dei giorni il
promontorio bloccante Nord Atlantico, in traslazione retrograda verso il
Canada e la Groenlandia, sarà tagliato alla base dalle westerlies
che riusciranno poi, gradualmente, a demolirlo. Così, da un pattern di
circolazione caratterizzato da un EA (East Atlantic jet
stream) negativo, si passerà gradualmente ad un EA
positivo. La circolazione, comunque, non dovrebbe assumere carattere di
flusso occidentale indisturbato, ma piuttosto caratterizzato da una
serie di ondulazioni corte senza splitting del flusso del
getto.
Una vivace attività ciclonica dall’oceano si andrà estendendo al Sud
Europa entrando in conflitto con la massa d’aria di origine siberiana.
Il contrasto termico tra l’aria fredda e quella calda in arrivo
dall’Atlantico tropicale sosterrà lo sviluppo baroclino del sistema e la
conseguente attività ciclonica, convogliata verso l’Europa meridionale
da una corrente a getto sempre più vivace.
In seguito all’invecchiamento del blocco dinamico, gli assi di massima
intensità delle correnti occidentali si trasferiranno gradualmente a
latitudini più settentrionali spingendo le perturbazioni atlantiche
soprattutto verso le medie latitudini europee mentre sarà il Nord Europa
a risentire delle ultime irruzioni di aria gelida dalla Siberia,
accompagnate probabilmente da ingenti nevicate sulle Isole Britanniche.
Le correnti anti-zonali sviluppatesi alle alte latitudini in seguito al
recente episodio di major warming, in fase di graduale
esaurimento, impongono l’impossibilità della propagazione verticale
d’onda e l’assenza di flusso meridiano di temperatura. Di conseguenza la
stratosfera, partendo dai piani più elevati, procederà verso un nuovo
raffreddamento radiativo, con ricostituzione del VP. Nel
contesto climatico stagionale però, dalla terza decade di febbraio al
mese successivo si assiste mediamente ad un decremento della velocità
del VP di un 4%-5% per decade; il Vortice Polare quindi, nel
primo mese della primavera climatica, non potrà più tornare agli
“antichi splendori” e, come di consueto, il meteo marzolino dovrebbe
risultare tipicamente “pazzerello”.
Per quel che riguarda l’evoluzione meteorologica nel breve-medio termine
nel nostro Paese, alla luce di quanto detto, pare lecito aspettarsi tre
giorni dai connotati decisamente invernali. È comunque piuttosto
difficile stabilire i particolari di queste "grandi manovre invernali";
quando una massa d’aria gelida si tuffa nel caldo Mediterraneo subisce
repentine e vistose metamorfosi, con sviluppo di celle convettive e
minimi depressionari sul mare e prevalenza di fenomeni di scorrimento
delle correnti perturbate al disopra dell’aria fredda sulle terre
emerse.
Probabilmente si verificheranno nevicate anche abbondanti, in un primo
momento soprattutto nel Centro Italia e parte del Sud, successivamente
al Settentrione. Dal 2 marzo gran parte dell’Italia sarà investita da
correnti calde ed umide che metteranno fine all’intesa, ma relativamente
breve, ondata gelida tardiva.
Nel complesso per la prima metà del mese entrante, passata la “fase
siberiana”, ci si attende frequenti periodi perturbati per il transito
di veloci sistemi frontali provenienti dall’Atlantico, intervallati da
brevi pause interfrontali. Le temperature subiranno notevoli
oscillazioni, ma nel complesso dovrebbero risultare un po’ al disopra
della norma.
Michelangelo Nitti
25 febbraio 2018